Val Formazza: trekking al lago Nero
ilUn’emozionante trekking al lago Nero, uno dei luoghi più affascinanti e selvaggi dell’alta Val Formazza, nascosto tra le sue splendide montagne.
Siamo in Val Formazza, una delle valli più autentiche e incontaminate della Val d’Ossola, nell’Alto Piemonte.
Il trekking al lago Nero ci conduce in uno dei suoi luoghi più emozionanti e conosciuti, anche se non particolarmente frequentato a causa della sua posizione remota.
Il paesaggio è quello tipico della Formazza: verdi pascoli a perdita d’occhio, suggestive cascatelle e laghi alpini, sentieri sicuri da percorrere con lentezza solcando le imponenti montagne che cingono la valle segnando il confine con la Svizzera.
L’ambiente che ci circonda e i sentieri sotto i nostri piedi cambiano con frequenza e il lago Nero si svela a poco a poco. Sembra attenderci dietro a ogni salto di roccia che superiamo, ma la meta va guadagnata con pazienza e alla fine ci ripaga con la sua genuina e ruvida bellezza.
Ecco cosa troverai in questo articolo:
Trekking al Lago Nero: dati tecnici
Difficoltà: E. Sentieri agevoli e ben tracciati nella prima parte, pietraie nella parte finale.
Lunghezza: 14 km
Dislivello positivo: 800 m. circa
Tempo di percorrenza: 7 ore camminando con calma
Attrezzatura consigliata: scarponi e bastoni da trekking, buona scorta d’acqua e cappello perché l’intero tragitto è esposto al sole.
Punti di ristoro: ristoranti a Riale, il rifugio Maria Luisa con una piccola deviazione sul percorso, una fontana a Frua di sopra.
Copertura telefonica: presente per buona parte del percorso, lago Nero compreso.
Trekking al Lago Nero: itinerario dettagliato
Da Riale al Lago Kastel
Lasciata l’auto ai parcheggi di Riale si imboccano i sentieri che risalgono la montagna verso il Rifugio Maria Luisa e il lago Kastel (sentiero G20 – Rif. Maria Luisa).
In questo tratto si concentra circa la metà del dislivello dell’intera escursione, ma il percorso è semplice ed è possibile modularlo in base alle capacità e all’allenamento personale. È infatti possibile scegliere se risalire lungo la strada carrozzabile, più lunga e con salita più dolce, o lungo il sentiero che la taglia, nettamente più breve, ma con pendenza più pronunciata.
In circa un’ora si arriva sulla cima e da qui si seguono le indicazioni per il lago Kastel, seguendo una strada sterrata molto ampia e con scarsa pendenza (sentiero G24 – Lago Kastel).
Non mi dilungo nella descrizione di questa parte dell’itinerario perché ne ho ampiamente parlato nell’articolo dedicato alla mia escursione al Lago Kastel e ai Laghi del Boden.
LEGGI ANCHE | VAL FORMAZZA: ESCURSIONE AI LAGHI KASTEL E BODEN
Dal Lago Kastel all’Alpe Ghighel
Dopo circa un’ora e 40 minuti (da Riale) raggiungiamo il Lago Kastel la cui bellezza lascia ogni volta senza parole.
Le sue acque di un turchese sgargiante brillano al sole creando un contrasto stupefacente con le scure pareti del Kastelhorn che digradano verso l’acqua, mentre una cintura di puntute montagne segna l’orizzonte. È impossibile resistere alla tentazione di fermarsi qui per qualche momento per scattare qualche fotografia e fare un veloce volo con il drone.
Per noi è altrettanto impossibile non notare la differenza del livello dell’acqua rispetto alla scorsa estate, ora così drammaticamente basso da far emergere una sorta di spiaggia che è in realtà il letto del lago.
Vedere le due foto a confronto (tra l’altro scattate proprio negli stessi giorni di agosto) fa riflettere su quanto la situazione climatica stia cambiando.
La segnaletica posta nei pressi della diga del Kastel indica che il sentiero G22 ci porterà in un’ora e mezza alla nostra meta, il Lago Nero, ma noi siamo consapevoli che impiegheremo almeno il doppio del tempo!
Proseguiamo con calma, godendoci il paesaggio lungo l’ampia strada in piano che costeggia il lago fino a superare la casa dei guardiani che (quasi) si tuffa nell’acqua per poi addentrarci in una parte della Val Formazza che ancora non conoscevamo.
Alle nostre spalle il Kastel rimane visibile a lungo, mentre guardando più a valle fa capolino tra il verde delle montagne anche il lago Toggia. La strada si snoda ampia e in piano fin nei pressi dell’Alpe Ghighel, una vasta valletta che scorgiamo poco più in basso dove, ad interrompere il verde dei pascoli, ci sono solo un piccolo laghetto e una baita che ci sembra abbandonata.
Poco oltre si incontra un bivio dove, dalla strada principale che scende per raggiungere l’alpe (G22a), si stacca un sentiero che sale dolcemente (G22). Questa è la traccia che ci condurrà al lago Nero.
Dall’Alpe Ghighel al Lago Nero
Qui inizia il tratto più faticoso di questo lungo trekking al Lago Nero. I cartelli segnano ancora un’ora di tragitto e noi non vediamo l’ora di arrivare.
Per circa 1,2 km si procede lungo un sentiero che passa a mezza costa a monte dell’Alpe Ghighel, per poi coincidere con una condotta dell’acqua.
In questo tratto il dislivello è davvero minimo, di circa 50 metri, e si riesce a camminare a passo spedito nonostante alcuni tratti franati o di pietra. Inspiegabilmente, al ritorno, questi stessi tratti mi hanno dato qualche problema di vertigine e ho dovuto attraversarli praticamente aggrappata alle rocce.
Si giunge poi in una valletta attraversata dal rio Scelp che scorre ai piedi del Monte Basodino. Guadiamo senza difficoltà il piccolo corso d’acqua passando sulle pietre segnalate della vernice rossa e da qui osserviamo la ripida salita che ci aspetta. Per noi l’attraversamento è stato molto agevole, ma non so se in periodi di minore siccità sia così facile.
E ora preparatevi alla vera fatica: l’ultimo tratto è, infatti, breve (1km), ma il dislivello di 200 m. su pietraie si fa sentire! (Noi abbiamo impiegato esattamente un’ora ad arrivare al lago).
Sparisce anche la segnaletica classica che viene sostituita da una miriade di ometti e di pennellate rosse, unici segnali che ci aiuteranno a individuare la strada.
La traccia si snoda tra pietre e rocce che sembrano franate dalla montagna, salendo deciso fino a superare una prima balconata di roccia per poi spianare in prossimità di una pozza d’acqua.
Oltre questo punto il percorso si fa sempre più ripido ed essendo su una pietraia anche più sdrucciolevole, tanto che in alcuni punti conviene riporre i bastoni e aiutarsi con le mani per arrampicarsi (soprattutto chi ha le gambe corte come me!).
Dopo ogni salto di roccia che superiamo siamo certi di vedere il lago Nero aprisi ai nostri occhi, ma niente… il lago si fa attendere e si svela a poco a poco.
Procedendo in questo ambiente impervio e poco ospitale, ma incredibilmente emozionante, affrontiamo l’ultimo strappo per poi guadagnare la cima e la vista sul lago Nero.
Il lago Nero
Il lago Nero è un piccolo specchio di acqua cristallina stretto tra le ripide e scure pareti del Corno Talli e le pendici verdi del Monte Basodino, che creano un anfiteatro naturale di rara bellezza.
Immagino che a questa particolare conformazione sia dovuta anche la straordinaria acustica che lo renderebbe la location ideale per dei concerti in alta quota. Di contro, vi suggerisco di parlare a voce molto bassa perché ogni parola risuona anche a lunga distanza rovinando l’atmosfera di questo angolo di paradiso.
L’appellativo “Nero” non so proprio da dove gli venga perchè le sue acque sono di un verde azzurro così intenso da ricordare quelle di qualche paradiso tropicale.
Noi ci fermiamo qui per circa un’oretta. Dopo aver mangiato uno spuntino mi avventuro anche sul facile sentiero che costeggia una sponda del lago per osservarlo da una prospettiva diversa, trovandomi così al cospetto dell’arcigno Corno Talli che getta la sua ombra sulle placide acque del lago.
Proseguendo su questa traccia, in “sole” 2 ore e 20 minuti si può raggiungere il Passo del Tamier, ma io già mi ritengo soddisfatta di essere giunta fino a qui!
Curiosità: nonostante questo sia un angolo alquanto remoto della Val Formazza inspiegabilmente la rete cellulare prende benissimo e, se sarete fortunati come me, potreste addirittura essere contattati da qualche operatore di trading online che proverà a farvi diventare ricchi. Neanche a 2400 metri di quota si può stare tranquilli…
La strada del ritorno
Verso le 15.30, a malincuore, ci rimettiamo in marcia. Siamo gli ultimi a lasciare il lago e lungo strada del ritorno non incontriamo anima viva. All’improvviso, con la coda dell’occhio, notiamo un movimento veloce e osservando meglio notiamo due stambecchi che vengono verso di noi. Rimaniamo immobili per non spaventarli e all’improvviso ce li ritroviamo su uno sbalzo di roccia poco sopra di noi. Questa è l’ultima grande emozione questo trekking al Lago Nero ci ha regalato!
E a proposito di ritorno avrete due opzioni tra cui scegliere.
La prima è quella di fare a ritroso tutto il percorso dell’andata ed è ciò che vi consiglio di fare.
La strada è leggermente più lunga, ma ormai la si conosce e la si fa relativamente in fretta e sopratutto senza alcuno sforzo (ad eccezione dei momenti di vertigine cui accennavo sopra). E poi volete mettere la bellezza di ritrovarsi al Kastel quando la luce del sole si fa più dolce e magari tirare tardi e godersi lì il tramonto?
Per chi, invece, ha il pallino degli itinerari ad anello come la sottoscritta l’alternativa è fare la strada che ho fatto io e che, però, sconsiglio caldamente, sopratutto a chi ha le articolazioni delicate.
Si ripercorre la strada dell’andata fino al bivio per l’Alpe Ghighel; a questo punto si prende la strada ampia che scende dolcemente verso l’alpeggio e lo si attraversa fino a raggiungere i ruderi delle baite e del muro in pietra posto in prossimità della scarpata, probabilmente costruito per proteggere gli animali da uno spiacevole salto nel vuoto!
Da qui parte il sentiero che scende ripido a valle fino alla località di Frua di Sopra, dove si trovano giusto due baite e una fontana d’acqua a metà strada tra le Cascate del Toce e Riale. Da qui il sentiero si biforca conducendo a sinistra alle cascate e a destra a Riale, che dista circa un chilometro.
Questo percorso accorcia un po’ la strada del rientro, ma come dicevo, il sentiero è ripido (364 m. di dislivello distribuiti su 1,2 km.) e molto disconnesso, pieno di gradoni di roccia che hanno messo a dura prova le mie ginocchia nonostante avessi i tutori. Per me è stato un vero incubo.
Terminata la discesa è, invece, molto piacevole l’ultimo chilometro che si percorre in piano nella piana di Riale che ho visto per la prima volta nonostante sia venuta qui molto spesso.
Un’altra alternativa spesso proposta è salire al Lago Nero da quest’ultima strada, quindi partendo da Frua o dalle Cascate del Toce, e tornare passando per il Kastel, facendo così il tragitto inverso rispetto al mio. Tenete, però, presente che se la discesa impatta sulle articolazioni, la salita richiede ottime gambe e sopratutto grande fiato, caratteristiche che, ad esempio, a me non appartengono!
Valutate quindi le opzioni in base alla conoscenza del vostro corpo.
Ultimo suggerimento: munitevi di cappellino e di una buona scorta d’acqua perché l’intero tragitto è costantemente esposto al sole!
Difficoltà del percorso
Ci tengo a chiudere questo articolo con una personale precisazione sulla difficoltà del percorso.
Il trekking al Lago Nero non presenta difficoltà tecniche e non servono attrezzature particolari e, infatti, è classificato come E = livello escursionistico.
Nulla da dire al riguardo, eccetto averlo frequentemente visto descrivere come una “piacevole camminata, con un dislivello minimo” e “alla portata di tutti”.
Su questo mi permetto di dissentire perché 15 chilometri, 800 metri di dislivello, la presenza di tratti ripidi e su pietraie non sono quello che definirei una passeggiata.
A tutto ciò bisogna aggiungere la presenza di nevai che rendono il percorso ancora meno agevole e soprattutto poco evidente: in agosto non si pone il problema, ma in primavera e autunno è facile incontrarne.
Credo sia importante non sottovalutare i rischi che la montagna nasconde: una “camminata” si fa a cuor leggero e con le sneakers. In questo caso, invece, è bene avere un po’ di allenamento e magari non farla come prima gita dopo un inverno sedentario, avere l’abbigliamento adatto in caso di repentini cambiamenti climatici, scarpe da trekking che sostengano le caviglie, scorte d’acqua sufficienti e qualche barretta energetica per contrastare la perdita di sali e zuccheri che il sole costante ci fa perdere velocemente.
In conclusione definirei il trekking al lago Nero un’escursione adatta a QUASI tutti. E se per alcuni questa è una “passeggiata”, per me che non sono una trekker esperta è stata una delle escursioni più sfidanti e gratificanti che abbia fatto fino ad ora. E sono certa lo sarà anche per voi!
Guido
Inserito il 09:35h, 19 LuglioBella e approfondita descrizione della gita. La porterò con me quando farò anch’io questa escursione.
Federica
Inserito il 10:28h, 20 LuglioGrazie mille Guido! È un’escursione davvero stupenda!
Luca
Inserito il 08:21h, 20 LuglioCiao q, grazie di questa descrizione accurata! Ti chiedo, al lago Nero, o nei suoi dintorni, c’è secondo te spazio adatto per mettere una tenda? Grazie
Federica
Inserito il 10:27h, 20 LuglioCiao Luca e grazie mille per il tuo apprezzamento!
Prendi le mie parole con le pinze perché non sono per nulla pratica di tende e non so che spazio serva per posizionarle, però c’è spazio proprio sulle rive del lago dove c’è una specie di spiaggetta che vedo nella foto di copertina dell’articolo (ma quando sono andata io il livello dell’acqua era molto basso quindi magari quest’anno lo spazio è diminuito). Per il resto le rive sono in pendenza verso il lago e non credo siano praticabili con la tenda. In alternativa potresti sistemarti prima dell’ultima salita che porta al lago. Lì ci sono delle zona piane con parecchio spazio accanto a delle pozze d’acqua: il lago nero è a breve distanze e incontrerai sicuramente anche qualche capriolo! Buon campeggio!
Corinna
Inserito il 19:49h, 17 AgostoCiao, se da una parte la tua descrizione mi stimola dall’altra mi spaventa un po..i 15 km che dici sono dolo di andata?
Federica
Inserito il 18:23h, 18 AgostoCiao Corinna! Ma no, scherzi? È una gita faticosa per il mio livello di allenamento (scarso) ma è assolutamente fattibile da chiunque! Certo, se fosse la tua prima volta in montagna te la sconsiglierei, ma altrimenti vai tranquilla! E i 15 km sono per l’intero anello, quindi andata e ritorno. Provaci e goditela: non c’è nulla di difficile. E se proprio non ce la facessi basta tornare indietro, ma non precluderti a priori la bellezza di questi paesaggi!