Val Formazza: gita alle cascate del Toce e al lago di Morasco
ilCosa fare in val Formazza: gita di un giorno tra i pittoreschi villaggi Walser e una rilassante passeggiata fino alle Cascate del Toce e al lago di Morasco.
Dopo i mesi di lockdown non vedevamo l’ora di trascorrere una giornata che ci facesse dimenticare delle quattro mura di casa, delle mascherine e del distanziamento sociale e così, come prima escursione per sgranchirci le gambe, abbiamo scelto un percorso facile facile, ma comunque molto bello e suggestivo.
Ed eccoci dunque alla volta delle Alpi Lepontine e dell’alta Val Formazza, la più a nord delle sette valli dell’Ossola, incuneata tra gli svizzeri Canton Ticino e Vallese.
La Val Formazza sorprende sia per i paesaggi montani e i suoi numerosi laghi, che per la sua storia che custodisce i segreti della cultura Walser.
Proseguite nella lettura per averne un piccolo assaggio!
Ecco cosa troverai in questo articolo:
La colonia Walser della Val Formazza
Quella della Val Formazza (Pumatt / Pomattal) è la più antica colonia Walser (contrazione di Walliser, vallese) italiana ed è anche l’unica a confinare direttamente con il Goms, distretto svizzero del Canton Vallese e loro terra di origine.
I primi coloni Walser arrivarono in questa valle tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII.
Le motivazioni della migrazione sono sconosciute, ma ciò che si sa è che i coloni ottennero in concessione dai signori locali delle terre in affitto ereditario. I coloni godevano anche della libertà personale e di una certa autonomia amministrativa e giudiziaria a fronte di un canone d’affitto e dell’obbligo del servizio militare in caso di guerra. Questo “contratto” sociale veniva definito diritto Walser.
Quello che si sa per certo è che i Walser sono da sempre un popolo di montagna, abituato a vivere e a prosperare ad alte quote, dove altre popolazioni non osavano nemmeno arrivare.
I Walser sono un popolo tenace e orgoglioso, estremamente legato alle proprie tradizioni di cui oggi rimangono diverse tracce come i cognomi, la lingua titsch, gli abiti e i costumi tradizionali, le caratteristiche abitazioni ma anche riti e tradizioni antichi che celebrano in giornate dedicate.
Un giorno in Val formazza: il nostro Itinerario
I villaggi Walser della Val Formazza
Data la sua posizione, la strada che vi condurrà in Val Formazza partirà inevitabilmente da Domodossola, uno dei centri principali dell’Ossola.
Sul percorso si incontrano le frazioni della valle, piccoli centri abitati che, tempo permettendo, meritano almeno una veloce sosta. Foppiano vi darà il benvenuto in val Formazza. Fondovalle, Chiesa, San Michele, Valdo, Ponte, Grovella, seguono sulla strada e vi faranno immergere sempre più nella cultura Walser. A Ponte potrete anche visitare la Casa Forte, antica abitazione oggi trasformata in museo in cui potrete scoprire di più sulla cultura Walser.
Sono villaggi microscopici, senza nessuna particolare attrazione, ma passeggiare con il naso all’insù, ammirando le pittoresche case in pietra e legno scuro con le montagne verdi (o bianche!) a fare da sfondo, vi riempirà gli occhi di meraviglia.
Le cascate del Toce
La prima tappa da non perdere saranno le cascate del Toce.
Per un primo sguardo, vi consiglio di fermarvi nello slargo che si trova subito dopo la piccola chiesa dipinta della Madonna delle Grazie (la riconoscerete immediatamente). Lasciate la macchina e imboccate il passaggio pedonale ubicato all’imbocco della galleria. Qui, passeggiando tra verdi prati punteggiati di margherite e mucche sonnecchianti, arriverete proprio ai piedi delle cascate.
La cascate del Toce, con un salto di 143 m., è la più alta cascata d’Europa ed è considerata tra le più belle delle Alpi.
Le sue acque sono alimentate da quelle del fiume Toce, a loro volta governate dalla diga di Morasco: in alcuni orari, quindi, la sua potenza sarà molto scarsa, mentre nei giusti orari sarà un vero spettacolo. Qui trovate gli orari di “apertura” della cascata.
Riprendete l’auto e proseguite per arrivare alla sommità della cascata dove è stato installato un piccolo balconcino in legno che vi regalerà un panorama mozzafiato sulla valle.
Alle vostre spalle non potrete non vedere un imponente edificio giallo, uno storico hotel costruito nella seconda metà dell’800.
Fu costruito dal formazzino Giuseppe Zertanna, imprenditore con uno spiccato intuito per gli affari, che ne vide le potenzialità turistiche in un periodo in cui il turismo era ancora del tutto sconosciuto.
Nel 1926 la Società Alberghi Formazza rilevò e ristrutturò l’hotel secondo il progetto dell’architetto che si incontrano numerose qui in Formazza.
Nel tempo le società elettriche Edison e poi ENEL lo acquisirono, facendone abitazioni per gli operai delle centrali.
A quanto ho capito, oggi ne sono stati ricavati degli appartamenti, di cui non posso che invidiare i proprietari: una vista così è davvero impagabile!
È, invece, rimasto attivo il ristorante: il nostro orario di arrivo non ci ha consentito di fermarmici ma credo valga una sosta. I piatti sembrano molti invitanti e la proprietà ha saputo mantenere intatto il fascino retrò della struttura.
Il villaggio di Riale
Dal parcheggio dell’hotel, proseguite per raggiungere la frazione di Riale, l’ultimo villaggio Walser prima del confine svizzero, ubicato a 1.730 di altitudine.
Riale è un incanto in ogni stagione dell’anno: in inverno le nevicate sono sempre molto generose e a malapena riuscite ad intravedere i tetti delle case. In estate, invece, il verde dei prati e delle montagne è così intenso che vi verrà voglia di rotolarvici dentro (ma fate attenzione ai ricordini delle mucche!).
Non so voi, ma ogni volta che ci vado, mi aspetto di veder sbucare la piccola Heidi da un balconcino… Fatemi sapere se per caso la incontrate!
Riale fu il primo insediamento dei Walser emigrati dal Vallese attraverso il passo di Gries. Oggi, invece, è un centro che campa prevalentemente di turismo.
Lo sci di fondo la fa da padrone d’inverno grazie ai sui 12 km di percorso. In estate, invece, Riale è la base della gran parte delle escursioni in Val Formazza, dalle più sfidanti a quelle più semplice.
Il consiglio
Se l’aria di montagna vi solleticasse l’appetito fermatevi alla Walser Schtuba: un rifugio di montagna con un tocco di classe in più. Non aspettatevi, quindi, le solite polente con contorni vari. Qui, lo chef Matteo Sormani, propone piatti semplici, legati alla tradizione della cucina Walser, di cui utilizza i tipici ingredienti, come il pane e la patata. Inconsueti – data la zona – sono la pizza e il panettone, preparati con impasti particolari e sempre con grade attenzione alla scelta delle materie prime.
Noi ci siamo fermati qui per pranzo me sto pensando di tornarci anche per cena, per godermi una bella serata in un ristorante d’alta montagna, fermandomi magari nella loro locanda per la notte. Un romantico soggiorno in montagna mi tenta sempre!
La diga di Morasco
A questo punto potrete lasciare l’auto a Riale o spingervi poco più avanti, proprio ai piedi dell’imponente diga, dove inizierà la passeggiata a piedi.
Come dicevo, questo è un percorso facilissimo e in piano, che potrete fare anche con le mani in tasca, ma che vi regalerà comunque un paesaggio meraviglioso.
Il lago di Morasco è un lago artificiale e la passeggiata si sviluppa lungo un circuito ad anello che lo costeggia. Noi abbiamo iniziato il giro percorrendo lo sbarramento in calcestruzzo della diga e proseguendo poi lungo la sponda sinistra, larga e in piano, fino alla centrale idroelettrica. Non abbiamo proseguito oltre perché, nonostante la splendida giornata di sole, c’era un vento forte e gelido che ci ha fatto desistere. Superando la centrale, la strada si trasforma in un sentiero sterrato che vi condurrà all’inizio del circuito. Non l’ho percorso, ma mi è sembrato comunque semplice e adatto anche ai meno esperti come me!
Se le gambe ve lo consentono, dalla centrale parte un altro sentiero che conduce fino al lago dei Sabbioni. Credo che il percorso sia lunghetto, ma ne vale sicuramente la pena!
Il lago di Morasco e il suo segreto
Le acque cristalline del lago di Morasco, oltre ad affascinare per il loro colore e per la cornice montana che lo cingono, nascondono un segreto che non tutti conoscono e che vi farà vedere il lago con altri occhi.
Sotto le sue placide acque si cela infatti una piccola Atlantide alpina!
Ebbene sì: l’antico villaggio Walser di Morasco giace infatti sotto le acque del lago, sommerso per poter creare la diga e il bacino d’acqua che alimenta le centrali idroelettriche. Una storia di sacrificio e di progresso che sicuramente fa riflettere.
Vi ho un po’ incuriositi? Allora tornate sul blog per scoprire questo segreto!
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Vito, IW1BOK
Inserito il 15:57h, 15 AgostoLa diga dei sabbioni, ha una particolare costruzione, con tanti elissoidi affiancati, uno all’altro, volendo, per chi non ha paura degli spazi angusti, si potrebbe visitare, lo visita nel.1987, uno spettacolo di tecnologia edile. Dai sabbioni si potrà accedere ai 3 rifugi, il primo, il più facile, è il Sabbioni, se ricordo bene, poi salendo c’è il Claudio Bruno, dove soggiorna per un breve periodo, sito a 2000m, il terzo che è a 3000m, si chiama il 3A, dal campo base al Claudio Bruno bisogna camminare molto, ed’anche arrampicarsi, dal Claudio Bruno a 2000m, al 3A, è molto più difficile la salita, lo feci più di una volta, con lo zaino, è spettacolare, mi portai appresso 2 ricetrasmittenti, una era uno Yaesu ft23, sorda come pochi, anche con l’antenna HB9, funzionava meglio il mio Icom IC2E, sia con la sua antenna che con l’HB9, aveva una ricezione spettacolare, anche se non aveva il display digitale, ma aveva i contravers, le rotelle per impostare la frequenza, con quest’apparecchio riuscii a effettuare alcuni collegamenti con altri radioamatiri, portai le radio, poiché avevo conseguito la patente da Radioamatore, nel 1986.
Ci ritorna più volte, anche con la moto, dal Pinerolese, ma non guidavo io.
Federica
Inserito il 17:49h, 15 AgostoChe bei ricordi Vito! È un trekking che sogno di fare da tanto ma per me troppo impegnativo 🙂 Riconosco i miei limiti!